Ricordando Miami

L’America è giovane. Giovane, innocente e crudele
— Bruce Chatwin
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Esattamente tre anni fa, i rimasugli dei benefits offerti dall'American Airlines mi hanno garantito un viaggio low cost in una città che evoca significati diversi a seconda della condizione e dello status di un individuo. La magica concezione di Miami idealizzata dal turista e dallo statunitense medio diviene sogno di ricchezza per un emigrante e prima via di fuga per un  "esiliato" Cubano rifugiato nella falsa ricostruzione della sua terra natia, tra i vicoli di Calle Ocho. 

Ma la mia Miami non si concentra esclusivamente su rievocazioni di realtà non statunitensi, perché è anche rappresentata da nomi e chimere Yankees… 

Neon Lights, metafore dei romanzi di Kerouac… 

Semplici luoghi mistificati dal cinema a stelle e strisce…

L’Art Deco e le calde notti di gennaio…

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E poi c'è l'altra Miami: [maɪˈæmi], quella di plastica e silicone di star e starlette, quella delle ville inaccessibili, quella che qualsiasi cosa o persona ha un prezzo, quella avida, quella photoshoppata nei film e patinata sulle brochure di viaggio, quella costruita per mantenere evidenti i divari... 

Quella della falsa imponenza dei suoi grattacieli…

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Quella senza colore e mai pubblicizzata…

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Quella di “Mamma cos’e’ l’American Dream”?

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Miami è un sogno, un incubo, un paradiso, un miraggio, un ideale, un'utopia. [maɪˈæmi] / [mi'ami] è un contrasto continuo dove il confine tra le sue realtà contrapposte a volte è netto, a volte vago. Miami alla fine è quello che noi vogliamo che essa sia; allora chiudo gli occhi e rivivo nella mente un frangente tanto semplice quanto spensierato, un momento in cui la musica ha cancellato differenze sociali, anagrafiche e religiose, un ricordo che sempre associo a questo mio viaggio... 

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