Barcelona és molt més

Considero le città come organismi, come esseri viventi. Per me, Madrid è un uomo e Barcellona è una donna. Ed è una donna estremamente presuntuosa.
— Carlos Ruiz Zafón
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Weekend di due giorni per scoprire le meraviglie della città di Gaudi, un giro al Park Güell, una visita alla Sagrada Familia, Casa Batllo, Fontana magica, una vasca obbligatoria giù per la Rambla fino a Barceloneta, due tapas, una cerveza, Camp Nou per gli amanti del calcio d’autore e il turista dice di aver visitato Barcellona. Sì, il turista elogerà l’estro del modernismo catalano, ricorderà l’atmosfera che si respira tra le strette stradine del Gotic, posterà foto già viste mille volte su Instagram per ostentare la nuova bandierina posta sulla mappa dei luoghi visitati, ma avrà veramente vissuto la città? No, il turista visita, va a vedere posti già osservati centinaia di volte, consciamente e subliminalmente, su social media, riviste, documentari e il luogo fruito risulta già noto ai suoi occhi saturati da questa moderna pornografia dell’immagine.

I monumenti più celebri rappresentano indubbiamente il patrimonio storico, artistico e culturale di un luogo, sono il simbolo della sopravvivenza nel tempo, sono il miglior abito da esibire agli ospiti, ma il frenetico turismo di massa li sta trasformando in nauseanti formicai zeppi di osservatori frenetici incapaci di fruirli nella loro totale essenza.

Una terra, una città, un paese non si visitano frettolosamente, si vivono lentamente finché non si inizia a sentirli parlare, si penetrano profondamente allontanandosi dalle loro vetrine per perdersi nei loro reconditi meandri dove la gente locale è intenta ad assaporare un altro attimo di sana quotidianità. In questo modo Barcellona diventa Plaça Virreina, Carter de Puigmartí, l’Arca de l’Avia,  La Manual Alpargatera, Virrei Amat, la Bodega Echa pa’lla, Maria, Pepe, Juanjo, Montserrat, le urla di Doña Aina da un balcone del Raval, un bimbo con la camiseta blaugrana in un parco de La Sagrera, una sera che diventa notte tra cañas e tapas in un bar di periferia, e la sua identità fluisce lungo angoli di strade e di vita che mai si trovano nelle guide turistiche.

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Barcellona è il passo felpato di una donna persa nei suoi pensieri, la routine dei pendolari del metro non attratti dalla fermata di Plaça de Catalunya, Barcellona è nei gesti ripetuti dei mercanti, degli artigiani, nel profumo antico de La Boqueria, nello sguardo di un’anziano seduto nel suo caro barrio, Barcellona è la meravigliosa complessità di un corpo i cui piedi restano saldamente attaccati alla terra mentre un impazzito flusso d’anime scorre tra le sue vene, Barcelona és molt més.

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