La terapia della natura
“ Vi è un piacere nei boschi inesplorati
e un’estasi nelle spiagge deserte,
vi è una compagnia che nessuno può turbare
presso il mare profondo,
e una musica nel suo ruggito;
non amo meno l’uomo ma di più la natura
dopo questi colloqui dove fuggo
da quel che sono o prima sono stato
per confondermi con l’universo e lì sentire
ciò che mai posso esprimere
nè del tutto celare.”
Email dopo email, meeting dopo meeting, scadenze da non mancare, report, analisi di dati, spreadsheet e giornate intere perse davanti al pallido schermo di un computer mentre il mondo segue il suo ciclo naturale ed io costantemente perdo le sue bellezze. Siamo una generazione teoricamente colta, esseri liberi, figli della natura ma questi tempi moderni ci hanno trasformato in cavie da laboratorio, bloccate nel labirinto della routine quotidiana e di lavori sempre più virtuali. I muri e le ombre della vita d’ufficio sembrano quasi essere una trasposizione moderna del mito della caverna di Platone. Quando questi pensieri diventano sempre più oppressivi e antagonisti rispetto alle mie idee sento la necessità di tornare al primordiale e rifugiarmi nella natura.
In una di queste giornate, una veloce ricerca mi ha condotto a scoprire un Dome (o meglio “cupola geodetica”) ecosostenibile, perso su una collina di Teguise nell’isola di Lanzarote, lontano dalle orde di turisti e dai centri lungo la costa. Il passo dallo stupore per la sua originale semplicità alla prenotazione è stato brevissimo. E dopo circa un mese eccomi qui a ritrovare me stesso e a riscoprire i cicli naturali della giornata e a trascorrere 4 notti in una struttura ecosostenibile, isolata, raggiungibile dopo aver percorso un chilometro di strada sterrata ai margini di un dirupo.
Al calar del sole, dall’alto della collina si possono scorgere le luci dei villaggi costieri ma è il silenzio ad essere la presenza più costante, quel silenzio che la frenetica vita di città ci fa quasi vivere con timore e noia perché in questo flusso di vita tecnologico siamo sempre connessi ma raramente siamo in contatto con noi stessi e con la realtà che ci circonda.
A Lanzarote cala la notte e l’interno del dome si illumina, ma basta spegnere le luci (ironicamente tramite Wi-Fi) per sentirsi un puntino sotto un cielo nero, intenso dove pian piano si accendono le stelle, le stesse stelle offuscate dalle luci intense delle metropoli. L’oscurità passa poi il testimone all’alba e dall’alto della collina si ammirano quei colori cangianti che raramente ammiriamo quando di fretta, in quei giorni sempre uguali, corriamo a prendere un autobus per non arrivare tardi a lavoro.
Disconnettersi, disconnettersi, disconnettersi, sempre, ovunque per ritrovare sé stessi e per riscoprire quello che è dietro le porte di qualsiasi città, quei luoghi, quei ritmi lenti, quei momenti vissuti per secoli e ahimè denigrati da questa società che viaggia alla velocità di una fibra ottica.
“Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata”
“Ogni volta che la pressione della nostra complessa vita cittadina fluidifica il sangue e intorpidisce il mio cervello, cerco sollievo nella natura; e quando sento il giallo lamento del coyote all’alba, le mie preoccupazioni mi abbandonano e sono felice.”